RACINA

TERRA + CORI

Manifesto

Il mio obiettivo é produrre vino supernaturale, salutare e territoriale (rappresentativo della mia terra e del mio lavoro).

L’approccio che utilizzo è basato sul minor impatto possibile (in vigna e cantina) e finalizzato alla ricerca dell’equilibrio presente in natura. Sto affinando queste linee guida:

VIGNA

  • nessuna lavorazione del terreno: evito zappature e concimazioni (non ha senso su vigne vecchie iper-sfruttate, meglio puntare sulla qualità e su una vecchiaia serena) e favorisco l’inerbimento (che porta biodiversità, materia organica e equilibrio);
  • uso soltanto quando necessario lo zolfo per prevenire l’oidio (dalle nostre parti la peronospora è poco presente);
  • grazie alla scacchiatura e ai forti venti che spirano sulla Costa Viola, riesco a mantenere molto bassa l’umidità in vigna e sulle piante;
  • potatura gentile: non taglio mai su legno vecchio, seguo il flusso della linfa e rispetto il corretto rapporto tra l’età della pianta e il numero di gemme.

CANTINA

  • un solo ingrediente (uva);
  • esclusivamente lieviti indigeni (quelli naturalmente presenti sulla buccia dell’uva);
  • nessun controllo delle temperature. Fermentazioni di piccole masse (max. 6 ql.), una sorta di divide et impera applicato al vino che evita il surriscaldamento delle masse e garantisce un controllo naturale delle temperature di fermentazione (anche alle nostre latitudini spesso torride);
  • nessun filtro: illimpidimento naturale grazie alle temperature invernali e ai travasi per caduta;
  • non aggiungo mai solfiti, equivarrebbe a rinnegare quanto sostenuto fin qui (e la mia stessa natura);
  • imbottiglio con l’ultimo quarto di luna calante (possibilmente in assenza di venti da sud) per garantire longevità al vino (queste condizioni prevengono l’evaporazione dei pochi solfiti autoprodotti durante la fermentazione).